In viaggio: dieci anni di Agricola Alba
È un’emozione infinita, oggi, trovarsi a scrivere il primo articolo del blog di Agrialba.farm.
Quando ormai più di dieci anni fa ci siamo imbarcati nell’avventura di Alba, sognavamo forse un po’ ingenuamente il momento in cui avremmo avuto un sito internet tutto nostro… E ora eccoci qua!
Scrivere questo articolo un po’ retrospettivo, che parla di un’avventura iniziata nel Maggio del 2011, ci inorgoglisce e commuove non poco… E ci rende felici essere ancora qua, più carichi di prima, considerando che di cose ne sono successe, e di ogni genere!
Eh sì, perché dieci anni del Terzo Millennio valgono quasi un secolo: il mondo oggigiorno va ad una velocità forse esagerata, che non permette di cogliere, spesso, il senso profondo delle cose, e viaggia in superficie enfatizzando valori futili.
Dieci anni fa e anzi di più: è allora che abbiamo iniziato a ragionare su questa accelerazione e sulla necessità di riscoprire un tempo più lento e più denso di significato. I frutti di quella riflessione rappresentano la pietra angolare di un sogno, quello della nostra azienda agricola multifunzionale, una realtà che nel bisogno di contribuire attivamente alla creazione di un mondo migliore trova ogni giorno la voglia di fare e la forza di mettersi in discussione.
Come dicevamo prima, in questo lungo lasso di tempo di cose ne sono successe: sembra ieri che avevamo appena iniziato a ristrutturare quella che è la nostra attuale sede, e invece era ancora il 2012. In quel periodo, e per i cinque anni che seguirono, iniziammo a cimentarci nell’allevamento di capre e pecore; perché dopo essere rientrati in Molise dopo la lunga esperienza piemontese dell’Università di Scienze Gastronomiche, arricchiti di strumenti e conoscenze che all’epoca della partenza non potevamo nemmeno immaginare che avremmo mai posseduto, sentivamo l’esigenza di dover tornare alle origini in un modo radicale e in un certo senso scioccante.
Gli anni dell’allevamento furono per noi un periodo di profonda formazione e trasformazione professionale, in cui abbiamo toccato con mano un pezzo di vita reale, che ci portava a condividere, soffrire e risolvere situazioni che fino a quel momento – Nicola aveva ancora 26 anni! – non avremmo mai pensato di poter vivere così da vicino.
Abbiamo respirato con ogni centimetro del nostro corpo e della nostra anima la nascita e la morte degli animali, la loro gestione nei pascoli, le mungiture quotidiane e la trasformazione del latte in formaggio. Siamo stati in simbiosi con le nostre pecore, abbiamo gioito e sofferto con loro e per loro, abbiamo osservato da una posizione talmente ravvicinata da sfiorare l’identità, la crudezza e la magnificenza della natura: quella dell’allevamento è stata una scuola di vita, per noi, che invitiamo tutti a provare; perché nonostante sappia essere davvero intensa e a tratti persino crudele, risulta capace come poche altre di provocare emozioni, insegnare rispetto, educare alla sensibilità e ai valori – e di introdurre quindi a una forma di mistero, cui funzione è di ricordarci che non è vero che l’uomo possa esercitare dominio sulla natura, come spesso ci illudiamo sia, mentre di certo è vero il contrario.
Nel frattempo il cammino procedeva, e ci portava ad esplorare il mondo della trasformazione, del “mettere le mani in pasta”, per arrivare a dare un’identità al lavoro nei campi. Nasceva il nostro caseificio, una fucina di esperimenti che evolveva e si evolve nel tempo, che da un lato rimaneva fortemente legata alla tradizione, alle sue materie prime e ai suoi prodotti, dall’altro ricercava nelle contaminazioni una cifra identitaria d’avanguardia.
Quello della produzione era un mondo che da sempre intendevamo approfondire, per mettere in pratica le teorie virtuose che avevamo imparato su carta: volevamo produrre buono, pulito e giusto, abbattere gli sprechi e impostare un sistema di produzione circolare e sostenibile; in cui gli scarti di un ciclo produttivo divenissero preziose materie prime di altri cicli.
Ci accorgemmo però quasi immediatamente di quanto fosse difficile tradurre il teoretico in concreto, e soprattutto di quanto lo fosse farlo nel rispetto della giungla burocratica e amministrativa che regola l’Italia…
Ad esempio, nonostante avessimo cercassimo di evitarli in ogni modo, all’inizio avemmo seri problemi nella gestione del siero di caseificazione. Questo legislativamente viene considerato un rifiuto speciale, eppure con ferma volontà (e tanti viaggi agli uffici di turno) riuscimmo a farcelo riconoscere come risorsa, anche a livello legale: quello che era a tutti gli effetti considerato alla stregua di un rifiuto, pur essendo una sostanza sana e genuina, divenne parte dell’alimentazione delle nostre galline allevate allo stato semibrado. Bastava miscelarlo con le granaglie cresciute nei nostri orti… avevamo trovato un modo di non rifornirci di pastoni proteici delle industrie, preparate con insilati e cereali di dubbia provenienza!
E mentre questa e molte altre cose si compivano, si espandevano, cerchi si chiudevano e Alba diventava più solida, le cose si facevano sempre più interessanti: non eravamo soli, intorno a noi si stava creando un circuito! Cominciammo ad essere contattati da aziende che condividevano la nostra filosofia produttiva, che lavoravano materie prime di qualità prodotte in campo secondo idee di agricoltura sostenibile e le trasformavano in laboratori puliti seguendo regole HACCP ferree ed impiegando tecnologie moderne, ma rimanendo fortemente legate a gesti e
conoscenze tradizionali che rischiavano di sparire -con loro scambiavamo prodotti, esperienze e idee.La comunità cresceva, e noi stavamo effettivamente forgiando una nostra identità, intrecciata indissolubilmente al territorio e all’importanza di utilizzare materie prime indigene (prime fra tutti sementi e razze tradizionali)…
E la comunità cresceva ancora, fino a travalicare i confini della Regione, raggiungendo quello che è diventato uno dei tasselli fondamentali di Alba: un gruppo di appassionati interessati a ciò che facciamo sparso in tutto il mondo, e che da tutto il mondo viene a visitarci per vivere e lavorare con noi – qui in Molise, a Campolieto, nel nulla.
Oggi siamo sede didattica dell’Università di Scienze Gastronomiche di Bra e siamo onorati di ospitare gruppi avanguardisti di esploratori del Molise che vogliono esperire cosa voglia dire vivere un prodotto tanto a pieno da identificarvisi.
Quando gli studenti UniSG vengono qui, nei loro occhi vediamo quello stesso spirito che avevamo quando anche noi avevamo appena incominciato a camminare in un mondo “nuovo” – lo spirito che giorno dopo giorno ci ha portati, attraverso gli anni, fino ad oggi e grazie al quale Alba è una realtà ormai solida, gestita da un gruppo di ragazzi che crede nella qualità del prodotto, nel benessere animale e nella sostenibilità ambientale come atti eroici necessari per cambiare il mondo, un boccone alla volta.
Grazie a chi ci ha sostenuto finora e ha scelto i nostri prodotti, grazie a chi ha voluto
approfondire la conoscenza del nostro progetto e raccontare cosa facciamo, grazie a chi lo farà in futuro. Grazie ai nostri genitori che hanno creduto nel sogno raccogliendoci nei momenti di difficoltà. Grazie a Michela, Imelde, Vincent, Laura, Giovanni e Francesco che hanno creduto in Alba, e la sostengono con il proprio lavoro giornaliero.